Un nuovo concetto di spesa? Sostenibile, sana e a km zero? Si può. Anche a Pistoia.
Sara Di Mattia ha 38 anni, è una valdostana trapiantata in Toscana ormai da 9 anni e ha “ereditato”, insieme al marito Giovanni Mirri e al figlio Lorenzo, 1 anni e 7 mesi, l’Alveare di Pistoia, una realtà smart e innovativa che si propone di rivoluzionare il concetto di spesa degli italiani e che è attiva sul territorio da un anno. L’alveare che dice Si! è una start-up che vuole incentivare il consumo di prodotti locali, sani e a km zero, la cosiddetta “filiera corta”. Collaborare con le aziende locali e attivare l’acquisto di prodotti sani, è un modo per creare network e, soprattutto, aiutare tutte le aziende di zona. Ma è anche un modo diverso di concepire il modo di fare la spesa. Una bella realtà che è presente su Pistoia e ora più che mai può avere un grande slancio. Sara Di Mattia ci racconta la sua esperienza con L’alveare.
La prima domanda è d’obbligo: in cosa consiste il progetto “L’Alveare che dice si”?
L’Alveare che dice Sì! è un’idea che nasce dalla volontà di rivoluzionare le abitudini degli italiani sul loro modo di fare la spesa. L’obiettivo è quello di sviluppare un servizio di riferimento per il sistema della filiera corta, conciliando le ultime tecnologie dell’informazione e della comunicazione (internet, pagamenti on-line, geolocalizzazione) con un modello economico sociale e collaborativo. Il tutto a servizio dell’agricoltura e del mangiare sano e locale.
Come funziona? Il meccanismo è semplice ma allo stesso tempo innovativo. I consumatori interessati si registrano sul sito www.alvearechedicesi.it per fare la spesa online, acquistando i prodotti che si desiderano (frutta, verdura, carne, miele, formaggi, vino, ecc.) messi in vendita dai produttori locali che fanno parte del network. Una volta a settimana viene organizzata la distribuzione nell’Alveare di zona: un bar, un ristorante, un’associazione del territorio che mette a disposizione i propri spazi trasformandosi così in una sorta di piccolo mercato effimero.
Il momento di ritiro della spesa si trasforma in un’occasione di relazione, contatto diretto e momento di convivialità dove i produttori possono far conoscere il loro lavoro e la loro realtà.
Il gestore dell’Alveare si occupa non solo di pianificare la consegna dei prodotti ma organizza eventi, aperitivi e visite guidate nelle aziende agricole dei produttori per creare un vero network di relazione e conoscenza. Chiunque può aprire un Alveare, e farlo è completamente gratuito: basta avere voglia di mettersi in gioco, passione per i buoni prodotti e buone capacità di relazione.
In Italia L’Alveare che dice Sì! è una startup nata nel 2015 e incubata presso l’Incubatore I3P del Politecnico di Torino.
E’ un progetto che ha origine in Francia nel 2011 col nome di “La ruche qui dit oui”, e che parte in Italia a Dicembre 2015. In soli due anni, sono già sorti oltre 160 Alveari su tutto il territorio nazionale. La rete conta più di 120.000 utenti e 2.000 produttori iscritti alla piattaforma.
Da quanto tempo esiste a Pistoia? E dove si trova?
L’Alveare di Pistoia compirà proprio fra qualche giorno 1 anno. L’Alveritivo di inaugurazione si è svolto l’anno scorso il 22 maggio. Al momento, a causa della situazione COVID-19, la casa dell’Alveare è casa nostra, luogo in cui si svolgono le distribuzioni del mercoledì. La prima sede è stata al Caffè Valiani in Sant’Agostino, che ci ha accolti fino al mese di febbraio, quando ci siamo spostati al Circolo ARCI Le Fornaci.
Perché avete deciso di investire tempo in questo progetto?
Noi abbiamo cominciato come clienti dell’Alveare; abbiamo partecipato all’Alveritivo d’inaugurazione e ci siamo subito innamorati del progetto, della bontà dei prodotti, della cordialità della gestrice di allora. E poi da cosa nasce cosa. Con Letizia, la fondatrice dell’Alveare di Pistoia, siamo diventate amiche; ho cominciato a darle una mano in autunno e poi, quando alcuni impegni lavorativi non le hanno più concesso il tempo da dedicare all’Alveare, sono subentrata io, assieme a Giovanni.
Giovanni ed io siamo degli amanti della cucina, ci piace mangiare bene, cucinare e siamo sempre alla ricerca di prodotti buoni, genuini e che abbiano fatto meno strada possibile per arrivare nel nostro frigorifero (da quando è nato Lorenzo a maggior ragione). Cerchiamo di avere un approccio per quanto possibile rispettoso dell’ambiente: meno imballaggi possibili, pannolini lavabili, bici e via discorrendo. Aggiungi anche la componente tecnologica (sia io che Giovanni lavoriamo in ambito digitale) e l’Alveare ci è sembrato la summa del nostro modo di vivere. Oltre a questo, crediamo che l’Alveare possa essere sia un sistema perfetto per raccogliere le istanze dei clienti alla ricerca del sano, del biologico e perché no, dell’eccellenza locale, e quelle dei Piccoli produttori locali che a volte faticano a trovare mercato.
Che genere di riscontro ha avuto da parte del pubblico?
Pistoia non è un terreno semplice: è una città, ma non grande e caotica come lo possono essere Firenze o Prato, per fare degli esempi vicini. Città a due passi dalla campagna (e dalla montagna), con un rapporto non eccessivamente complesso con le piccole realtà agricole. Siamo partiti lenti, ma piano piano stiamo crescendo e l’emergenza COVID-19 ha portato un’impennata delle iscrizioni al portale. Sono fiduciosa che chi prova la qualità dei nostri Produttori difficilmente possa tornare indietro.
Quanti produttori, al momento, hanno aderito all’iniziativa?
Al momento ci sono una ventina di Produttori stabili, che sono lo zoccolo duro del nostro Alveare e che possono essere trovati nel nostro catalogo ogni settimana. Ci sono poi altri Fornitori che per distanza geografica o per produzione “di nicchia” ci propongono i loro prodotto in maniera più sporadica.
Uno dei capisaldi dell’Alveare è la filiera corta e la stagionalità, quindi non troverete mai i pomodori a dicembre o il cavolo nero ad agosto. Le uniche deroghe a queste regole sono per i prodotti che non crescono nel nostro territorio, come ad esempio le arance, e per quelli tipici come il parmigiano, l’aceto balsamico o la mozzarella di bufala. In questo caso vengono organizzate periodicamente delle distribuzioni speciali.
Ci puoi spiegare come funziona una “spesa tipo” all’interno dell’Alveare?
Il primo passo è l’iscrizione al portale https://alvearechedicesi.it/it/assemblies/12045/, gratuita e senza alcun obbligo di acquisto. Una volta iscritti, nel caso dell’Alveare di Pistoia, la vendita è aperta dal martedì al lunedì successivo. Durante questo tempo è possibile consultare il catalogo, diviso per categorie e Produttore, e mettere nel cesto i prodotti scelti. L’acquisto si svolge esattamente come su un qualsiasi shop online. Si riempie il carrello (nel nostro caso il cesto) e si procede al pagamento con carta di credito. Il giorno della distribuzione si va a ritirare la spesa (nel nostro caso il mercoledì pomeriggio dalle 18h00 alle 19h00), direttamente dalle mani dei produttori.
Quello che rende l’Alveare diverso da ogni altra esperienza di questo tipo è che coniuga la tecnologia e la comodità degli acquisti online con l’aspetto umano (e la qualità) dei Gruppi di Acquisto tradizionali. La spesa viene fatta a qualsiasi ora del giorno e della notte comodamente dal divano di casa e poi non ti resta che andare a ritirarla, senza bisogno di contanti, facendo anche quattro chiacchiere con i Produttori, sempre disponibili e felici di raccontare la loro azienda e di dare qualche suggerimento sui prodotti acquistati.
In questo periodo di emergenza la distribuzione viene fatta a casa nostra. I produttori ci consegnano tutta la merce e noi provvediamo a comporre i cesti di tutti, facendo attenzione a rispettare catena del freddo, norme igieniche, di distanziamento e via discorrendo. E’ un grosso impegno che ha decisamente aumentato la mole di lavoro nostra e di tutti i gestori sparsi in giro per l’Italia, ma è un impegno che ci prendiamo volentieri perché crediamo che l’Alveare rientri a tutti gli effetti nei servizi essenziali in questo momento storico particolare. Abbiamo anche attivato la consegna a domicilio per chi preferisce restare a casa.
Qual è l’obiettivo che L’Alveare di Pistoia vuole portare avanti?
Crescere come Comunità e riuscire a creare qualcosa che vada al di là della spesa “buona”. Ci piacerebbe riuscire a fare rete: consumatori, produttori, semplici interessati, tutti accomunati dalla volontà di voler riscoprire una maniera più a misura d’uomo di vivere. Perché l’Alveare è anche questo: vivere al passo con le stagioni, imparare ad aspettare maggio per le fragole; essere comprensivi quando il nostro caseificio di fiducia ha avuto un inghippo e non ha potuto consegnarci il nostro ordine; prendersi il tempo di fare 4 chiacchiere il giorno della distribuzione; sentirsi parte attiva del progetto, proponendo migliorìe, facendo critiche costruttive…
La speranza è che il riempire il cesto diventi solo una delle possibili attività.
Oltre a poter acquistare prodotti direttamente dal produttore, chi è interessato può chiedere tour in azienda o visite guidate ad hoc?
Per il momento no, ma di certo con la fine di questa emergenza i nostri Produttori saranno più che felici di aprire le loro aziende. Il sogno è di riuscire ad organizzare delle “alverigite” per toccare con mano l’amore che i Produttori riversano in quello che poi mangiamo. E poi vuoi mettere vedere dal vivo la mucca che tutte le mattine di da la possibilità di bere il tuo bicchiere di latte che sa di latte davvero?
Una start-up come quella dell’Alveare può, secondo te, rivoluzionare le abitudini degli italiani sul modo di fare la spesa?
Io credo di sì. E’ indubbio che oggi ci sia una grande attenzione al biologico e al sostenibile e l’Alveare da a tutti la possibilità di approcciarsi ad una spesa sostenibile, per tutte le tasche e comodamente da casa.
I ritmi forsennati a cui siamo abituati sono spesso un ostacolo ad una spesa meditata e di qualità, perché di certo non tutti possiamo permetterci di andare dal fruttivendolo, dal macellaio, dal salumiere, dal panettiere e via discorrendo e si finisce per fare la spesa nella maniera più comoda e veloce. Ecco, l’Alveare ti da la possibilità di non accontentarti.
Inoltre spero che la filiera corta diventi nel prossimo futuro non più un’eccezione, ma la regola: meno intermediari, meno chilometri percorsi dalle merci, meno inquinamento…
Irene Savasta