Ormai ci ho preso gusto (mi dispiace per voi) quindi continuo con la terza parte del mio racconto sul “camminare”.
Vi assicuro che quando mi sono resa conto che quella promessa fatta in Ospedale, DOVEVO mantenerla, non capivo dove mettere le mani (o meglio, i piedi). Non sapevo a chi chiedere, conoscevo solamente due ragazzi che avevano fatto il cammino interamente: Tommaso e Nicola. Il primo era anche il mio personal trainer ed è stato il mio massimo supporto nella preparazione morale e fisica, Nico è stata una vera guida, un faro, ed è stato forse il suo racconto a darmi la spinta decisiva.
Si sa, che internet è la guida di viaggio migliore che ci sia. Ecco, vale per tutto, tranne che per il Cammino di Santiago. Provate a digitare queste tre semplici paroline e vi si aprirà un mondo. Troppe voci, troppe informazioni, troppo di tutto. Se iniziate a leggere tutto quanto vi troverete, lo dico per esperienza, carichi di confusione e ancora più incerti sul da farsi. I pellegrini che tornano vivi e vegeti tendono a dare mille consigli, ma ovviamente le loro esperienze si rivelano diverse da quelle degli altri.
Il Cammino di Santiago non è un viaggio con gli amici a Barcellona e nessuno sa davvero dove mettere le mani. Io ho letto, ho cliccato, ho preso informazioni e alla fine volevo lanciare il PC dalla finestra. Le incognite sono molte, l’ansia è tanta, quindi la cosa migliore (a mio avviso ovviamente) è di informarsi sulle questioni basilari, fidarsi si dei racconti di chi l’ha fatto ma ascoltare sempre il proprio corpo e il proprio istinto.
Se non amate i viaggi organizzati, il Cammino è la cosa migliore potesse capitarvi.Una volta scelta la partenza e l’arrivo, non c’è da prenotare altro: ne alberghi, ne ristoranti, ne escursioni o visite guidate. Quello che dovete fare è alzarvi ogni mattina, indossare lo zaino e camminare.
Deciderete sul momento cosa fare, quanto andare avanti, dove fermarvi, se camminare in solitaria o aggregar i a gruppetti. Alcuni giorni vi sentirete in forma e farete km in più, altri no e avrete bisogno di prenderla con più calma. Nessuno può saperlo prima, nemmeno voi, e il bello è proprio questo: l’incognita, la certezza che non esistono ritardi o tempi morti.
Ci si studia, ci si impara a conoscere, si ascoltano davvero le proprie esigenze. Mi sono resa conto che il nervosismo e la rabbia che avevo alcune volte verso me stessa, verso quella lunga storia finita, verso il lavoro, era tutto tempo perso e l’unica persona che potesse davvero cambiare le cose, ero io. Solamente io. Il cammino è un viaggio, dentro e fuori se stessi.
Tutto è davvero viaggio, quando si è pellegrini…
Sara