“Hey ragazzi come state? Come ve la passate lì?”.
La prima persona che stamattina mi ha contattata è stata la mia amica Ester. Ogni tanto ci siamo sentite, quando io e Davide torniamo giù in Sicilia durante le vacanze cerchiamo sempre di vederci. Oggi, mestamente, ci siamo dette quello che molti pensano ma che ancora non osano dire ad alta voce: mi sa che la Pasqua la passiamo qui, in casa. Mi sa che a Pasqua, quest’anno, non ci vedremo. Se siamo fortunati, ci rivedremo in estate.
Per chi, come me, è abituato a relazionarsi con la gente per lavoro, non è semplice gestire la quotidianità imposta dall’emergenza Coronavirus. Non che mi lamenti, visto che io sono in salute e c’è chi, invece, è costretto in un ospedale.
Il Covid-19 ha stravolto però le mie abitudini. Era mio costume uscire a metà mattina per una camminata, andavo letteralmente azzonzo per questa città di pietra che è diventata da qualche mese la mia casa: Pistoia.
Era mio costume guardare, osservare, notare, scrutare: ero affamata di conoscenza, perché io questa città la conoscevo ancora poco. Era mia abitudine fare una passeggiata con Davide nel tardo pomeriggio, uscire a cena fuori ogni tanto, frequentare le lezioni di taijiquan del maestro Alessio. Era questo il mio modo per staccare la routine. Ogni tanto, spesso il lunedì, io e Sara facevamo aperitivo e ben volentieri nei week end ci riunivamo a cena a casa dell’una o dell’altra. Niente di trascendente, niente di particolarmente emozionante agli occhi, probabilmente, di molti. Ma era la mia routine, era la mia vita. E adesso è sospesa.
Era mia abitudine stringere la mano. Ho stretto molte mani da quando sono qui: tante persone ho conosciuto in questi mesi pistoiesi. Ed è così che un gesto di naturale cortesia, oggi è diventato proibito. Fino a qualche giorno fa ci si guardava da lontano. Ora, nemmeno quello se non è strettamente necessario.
E così mi ritrovo a fare letteralmente l’ora d’aria in cortile (fortuna che almeno c’è quello) e ad accarezzare la gattina della mia vicina. E mi ritengo fortunata perché gran parte del mio lavoro posso svolgerlo da casa e ho un compagno meraviglioso che mi aiuta e mi sostiene.
E poi ho voi, cari amici e famiglia. Sembrate lontani, al momento, perché il sapere di non sapere quando vi potrò rivedere, rende tutto velato da un sottile strato di malinconia.
A metà mattina sento la cara collega Francesca: le voglio molto bene, ha sempre una parola di conforto per me. E più che una collega è un’amica.
Sento poi il mio caro amico Sergio. Sono preoccupata per lui, è un grande camminatore e so quanto possa pesargli questa situazione. Cerco di sostenerlo e ci scambiamo qualche battuta per nota vocale. Ridiamo.
Mando un messaggio al collega e amico Carmelo e gli chiedo come sta. Mi dice che va come deve andare e che si sopravvive.
Poi è arrivato il momento di sentire la redazione di RagusaOggi. Il nostro è un rapporto quotidiano e istantaneo, siamo sempre in contatto. Ci scambiamo opinioni, pareri, siamo sempre vicini, pur essendo lontani. Voglio molto bene a tutti i ragazzi, nell’attesa di poter mettere in pratica i piani speciali che, come redazione, avevamo per il 2020 e che purtroppo devono attendere a causa di questa emergenza.
Contatto il caro maestro Davide e gli chiedo come se la passa la scuola Arti D’Oriente. Mi dice che forzatamente sono chiusi, ma che non devo preoccuparmi perché io sarò sempre lì, con il cuore. E che la Scuola è sempre aperta per me. E io, non so perché, quando lo sento parlare così, mi commuovo.
Sento la mamma, papà, i miei fratelli, mia nonna: stanno tutti bene, anche se forse in Sicilia il problema non è avvertito come da noi a Pistoia. Dico loro di stare attenti e di riguardarsi: noi faremo uguale.
Sento la cara amica Stella: ci sentiamo spesso, ci aggiorniamo sulle nostre vite e io le chiedo spesso di Chiaramonte Gulfi, il mio paese. Sta bene anche lei.
Poi sento Viviana, una collega di Davide che è diventata anche una mia cara amica. Cerco di farle sentire in qualche modo la mia vicinanza e così ci scambiamo articoli, pareri, opinioni e anche meme divertenti, giusto per sdrammatizzare.
Sento il mio compaesano e amico Gianni, un professore anche lui trasferitosi a Pistoia. Ci scambiamo un saluto, qualche meme e la promessa di rivederci tutti insieme a cena appena l’emergenza sarà passata.
Sento l’amico Simone, un artista che ho conosciuto qui a Pistoia. Mi regala un aforisma e io per questo lo ringrazio dal profondo del cuore.
E si è fatta sera. “Sia ringraziato internet!”, penso nella mia testa. Mi permette di lavorare, di sentire i miei amici e la mia famiglia, qui e in Sicilia. Stanno tutti bene. Penso che sono fortunata, che alla fine ciò che conta è che tutti stiano bene, che riesco a tenermi occupata fra il lavoro e le letture. Ma non è la stessa cosa. Tornerà, mi dico, il tempo in cui ci stringeremo nuovamente la mano, ci baceremo sulla guancia per salutarci e ci riabbracceremo. E potremo di nuovo farci una passeggiata senza paura di sfiorarci in un vicolo stretto. Ci rivedremo presto, chi a Pistoia, chi in Sicilia. Torneremo ad andare Azzonzo per il mondo e sarà bellissimo.
Irene