Una grande sensibilità personale, un gusto raffinato per l’immagine e, soprattutto, una grandissima capacità che pochi possiedono: saper comporre degli aforismi. Simone Magli ha 35 anni, è pistoiese doc e vive da sempre in questa città. Autodidatta, letterato per passione, negli anni ha saputo non solo coltivare il suo gusto letterario, ma imporsi nel panorama locale come uno dei più interessanti artisti nel campo degli aforismi e della poesia. Simone Magli, infatti, ha vinto diversi premi e ottenuto menzioni d’onore e ha all’attivo anche una pubblicazione, una silloge di poesie che s’intitola: “La solitudine di certi voli”, edito dall’Istituto Storico della Resistenza.
Ma com’è nata la sua passione per la poesia, gli aforismi e la letteratura in generale? Lo abbiamo chiesto direttamente a Simone.
“Per me la poesia è stata innanzitutto un’esigenza, uno sfogo. La mia è una formazione prettamente autodidatta. Le mie composizioni sono essenzialmente intimistiche”.
Hai o avevi un modello letterario?
“Sono rimasto colpito dalle poesie di Ungaretti. La loro brevità riesce a racchiudere una densità incredibile. Posso certamente dire che è stato lui il mio primo modello letterario. Quando ho iniziato a mettere su carta delle idee, ho partecipato a concorsi letterari e ho iniziato ad avere alcuni riconoscimenti. Non è che fossi particolarmente interessato alla pubblicazione, non ho mai sentito questa esigenza, per questo ho all’attivo solo una silloge che si intitola “La solitudine di certi voli”, edito dall’Istituto Storico della Resistenza”, una ventina di componimenti che hanno per tema la solitudine e la ricerca intimistica”.
Ma la poesia non è la tua sola passione. Attualmente, infatti, ti stai dedicando a qualcosa di molto particolare, l’aforisma. E non è una cosa che si sente dire tutti i giorni. Si può paragonare all’Haiku?
“No, non esattamente. L’Haiku è una poesia per immagini. Ho sperimentato in realtà anche questa forma letteraria, partecipando a un concorso a Certaldo che si intitola “Le figure del pensiero”, e mi sono classificato terzo, ma in realtà l’aforisma è un’altra cosa”.
Ci spieghi esattamente che cos’è?
“Te lo spiego con un aforisma di mia invenzione: E’ un guizzo di luce concepito origliando il silenzio”.
Bellissimo. Tutti noi abbiamo in mente cosa sia, ma è difficile spiegarlo…
“Si è molto difficile. Nell’aforisma è usato il paradosso, il dualismo. E’ ironico e un po’ velenoso. E’ un’indagine sulla società, sulle sue contraddizioni. E’ polemico. Può essere di poche righe ma anche più lungo”.
Perché hai iniziato ad interessarti degli aforismi?
“Ho cominciato leggendo Oscar Wilde. Sono molto famosi i suoi aforismi per essere sprezzanti. Attualmente, però, i miei preferiti sono quelli di Stanislaw Jerzy Lec e in particolare quelli raccolti nel libro “Pensieri spettinati”. Sono interessantissimi perché, essendo lui stato deportato, raccontano della follia dell’essere umano. Per concepirli, adotto anche la mia formazione (da autodidatta) sulla filosofia orientale, per intenderci ho studiato un po’ il pensiero di qualche maestro spirituale (Thich Nhat Han, Yogananda) e ho letto tante raccolte in merito”.
Che senso ha oggi continuare a occuparsi di letteratura e a scrivere?
“Perché oggi siamo allontanati da noi stessi. E la scrittura ci serve per restare in contatto con il nostro io interiore. Ad esempio, io concepisco un aforisma quando supero magari un momento di difficoltà. Allora ci rifletto e ci ricavo un aforisma. Io non mi sento un intellettuale o un letterato. Lo faccio per passione”.
Hai in animo di fare qualche pubblicazione?
“Prima parteciperò al premio Torino in sintesi, uno dei pochi dedicato agli aforismi. Sono anche in contatto con la casa editrice Punto e a Capo, che ha una collana curata da Amedeo Ansaldi dedicata proprio agli aforismi. E’ lui che mi ha aperto una breccia nel mondo degli aforismi, attraverso le sue raccolte di aforismi, i consigli di lettura e soprattutto i suoi discorsi pubblici sull’aforisma, che considero dei veri e propri saggi. E’ uno dei maggiori aforisti italiani (è anche traduttore), membro della giuria del premio Torino in Sintesi, il più famoso in Italia e in Europa sull’aforisma. Tra l’altro, sabato 29 febbraio alla libreria Lo Spazio, se qualcuno è interessato, sarà presente Antonio Castronuovo, altro grande aforista, membro dell’associazione italiana per l’aforisma (AIPLA), proprio come Amedeo”.
Ma la tua passione, al momento, è rivolta anche ad un’altra forma d’arte: la fotografia.
“Si. Mi piace molto camminare per strada e catturare alcuni dettagli. Il mio obiettivo è quello di mostrare la bellezza di soggetti all’apparenza banali, di dare luce e vita a questi dettagli nascosti, che si svelano ai mie occhi e alla mia anima, come se fossi vittima di un’estasi visiva”. Scendo in strada e catturo particolari colorati e geometrici, oppure fili d’erba che spuntano dalla fessura di un muro, ma non solo. Gli alberi, ad esempio, mi colpiscono tantissimo, a volte, se si riesce a catturarli con il giusto scatto, diventano metafisici, come quelli che ho esposto alla mia ultima mostra personale “Verso la Nazione delle Piante presso gli Antichi Magazzini del Sale del Palazzo Comunale”.
Che cosa ti augureresti per il futuro letterario di Pistoia?
“Occasioni di presentazione non mancano, ma sarebbe bello che ci fosse un circolo culturale in cui tutti gli artisti si possano riunire. Ci sono tante persone che si occupano di arte, a tutti i livelli, ma manca la coesione. Siamo un po’ tutti sparpagliati. Ecco, mi piacerebbe che si costituisse un gruppo di artisti, in modo da organizzare delle serate: parlare, discutere, confrontarsi. Questa, sarebbe davvero una grandissima opportunità per Pistoia. L’arte per me è una cosa viscerale, mi abita, mi dà gioia e soddisfazione, ma anche tanto tormento e mi piacerebbe che un giorno diventasse più di una passione, perché è quello che sono e quello che faccio”.
Regalaci alcuni aforismi, se vuoi
“Per scherzare come si deve ci vuole grande serietà.“
“Solo se non chiedi avrai qualche risposta.”
“E’ più semplice odiare il buio che amare la luce.”
“Morire sarà forse incontrare quell’alba che ci vide lasciare la notte”.