“Rimini chiude anche le spiagge, chiuse le aziende (tranne poche e giustificate deroghe). Dei 2.500 alberghi e 3 mila bar e ristoranti con un giro che è stato fino a 32 milioni di presenze, non c’è ovviamente più traccia: siamo a zero. Ma adesso c’è la vita, la salute e la necessità di uscirne con meno feriti e morti possibili”. Ad Andrea Gnassi, 50 anni, sindaco di Rimini, si spezza la voce. E’ nel suo ufficio. Collegato via web. Dice: “Non mi interessano i colori, se il governo fa della provincia di Rimini zona rossa o altro…, mi interessa che le misure siano drastiche”. Da ieri è in contatto continuo con la prefettura, la protezione civile, la Regione: i casi di contagio sono stati in continua crescita.
Sindaco Gnassi, cosa prova in questo momento?
“Sono in contatto con medici e infermieri e vedere questa città colpita al cuore, nell’anima è un dolore incredibile. Il magone mi prende, però so che bisogna mettere da parte l’angoscia e essere lucidi. Rimini è una città libera, un po’ anarcoide, ma sta rispondendo in modo forte. Ce la faremo e usciremo con il rimbalzo. Lo voglio dire a tutti”
“La zona rossa la decide il governo. Per me va bene anche la zona rossa, non voglio passare per il sindaco che non ha chiuso. Ma poi bisogna che ci siano gli uomini, le forze dell’ordine in grado di supportare, monitorare e controllare. Noi abbiamo una specificità territoriale”.
Quale?
“Abbiamo un pezzo di Marche che è però territorio riminese. Tavullia ad esempio, dove abita Valentino Rossi è di fatto Romagna. Anche lo Stato di San Marino si incunea nel nostro territorio. Chi sorveglia quei varchi? A me non interessano i colori, rosso, arancione o chessò… non sono le etichette che contano. A me interessano i provvedimenti”.
E quali state per prendere?
“Premesso quindi che la nostra è un’area complessa, che non è Medicina che si può chiudere, bisogna procedere a una stretta ulteriore. Saranno chiuse tutte le aziende e qui sono tante, di tutti i comparti produttivi dalla moda alle attrezzature”
Non ci saranno deroghe?
“Sì. Ma rigide e circoscritte. Occorre dimostrare con una certificazione protocollata che ci sono giacenze che devono essere smaltite. Aggiungo che per la sicurezza della salute sono in questi casi previsti gli scaglionamenti degli orari, il contingentamento del personale che potrà essere presente per il 10 o 15%, un lavoratore per stanza e due metri e mezzo di distanza tra ciascuno. Ripeto: nei casi eccezionali di deroga alla chiusura”.
Per il resto?
“Chiudiamo anche le spiagge, oltre al resto, ai parchi eccetera. Anche i cimiteri comunali saranno chiusi, evidentemente aperti solo per le tumulazioni. Sospendiamo tutti i cantieri, ad eccezione di opere pubbliche urgenti come il sistema idrico-fognario”.
In questo momento lei cosa chiede al governo?
“Un filtraggi e un monitoraggio dei nostri confini. C’è una linea interna alla nostra zona, con la parte sud che è a più alto contagio da sorvegliare, e i confini con Marche e San Marino”
Come pensate si possa fare? Con l’esercito?
“Con tutte le forze a disposizione intanto: polizia stradale, guardia di finanza, vediamo se vigili del fuoco e in qualche caso anche l’esercito. Metteremo jersey, così servono meno uomini di controllo”.
Rimini e il turismo.
“Siamo colpiti nell’anima. Mentre lo dico, torna il magone. In giro non c’è nessuno. Le merci, le varie attività ritorneranno. Ma il turismo è quell’unico settore che non esporta merci ma importa persone. Si fonda sulle relazioni. E quindi siamo davvero colpiti al cuore. Noi abbiamo 2.500 alberghi, 3 mila tra bar, ristoranti e pubblici esercizi, più l’indotto. E’ stato valutato un giro di 32 milioni di persone. Dovremo rialzarci. So che lo faremo. Voglio aggiungere un’altra cosa: no alla dicotomia tra salute e economia. Prima usciamo dall’emergenza sanitaria, prima anche l’economia si rimetterà in movimento. Noi sindaci siamo in prima linea, con tutto il personale comunale. Noi qui ne abbiamo 60 solo nella polizia municipale contagiati e in quarantena”.