Sono passati davvero tanti anni da quando, il padre di Simone, Luciano Bovani, ha deciso di aprire una bottega nella piazza della Sala, in pieno centro storico a Pistoia: lo Spaccio del Parmigiano.
Simone, all’epoca, era un ragazzo. Gli piaceva il contatto con la gente, lo appassionava il lavoro da ristoratore e ben presto aprì, insieme ai suoi genitori e Federica, il Cacio diVino e I Salaioli. Federica, mamma di Giada, non diventò solo sua moglie ma anche compagna nel lavoro e la sua bimba, che aveva 9 anni, è cresciuta in un ambiente dove ristoratori e clienti, erano quasi una famiglia.
L’amore trasmessole per il lavoro è stato talmente forte da dare la svolta: Giada ha deciso, con grinta e coraggio di portare avanti le orme della famiglia e di prendere in gestione, totalmente sola, il suo Cacio diVino. Dopo Luciano e Simone, la sua è la terza generazione che si sussegue.
Una generazione diversa, più fresca, che racconta di viaggi, di esperienze, di sogni di una ragazza giovane e determinata.
Ma Giada curiosa di natura, prima di rendere concreta la sua scelta, ha voluto respirare a pieni polmoni e aprire i suoi orizzonti. E’ partita, ha lasciato Pistoia cercando sapori e colori fuori dalla propria “casa”. Esperienze bellissime ma molto dure che l’hanno preparata per la sua scelta di mettersi in proprio, in una città che non perdona la mancanza di personalità e la ripetitività delle idee. Il Cacio diVino si tinge di Rosa!
Giada, sei molto giovane, come mai hai deciso di intraprendere un’esperienza del genere?
“Sono giovane sì, sono nata nel 1994. Ho frequentato il liceo scientifico e in seconda superiore sono stata rimandata in arte. Mia madre si arrabbiò e mi disse che, per quell’estate, avevo due possibilità: o andare in vacanza con i nonni oppure andare a lavorare.
Ero in piena adolescenza e non avevo voglia di passare i mesi estivi con i nonni per cui scelsi di fare la stagione nel loro locale: il Cacio diVino. Inizialmente i clienti mi guardavano sospettosi, ricordo ancora quando alcune persone che si affacciavano alla porta e non vedendo né Simone, né mia madre Federica, se ne andavano. Non ho mai capito se lo facessero perché pensavano di aver sbagliato ristorante oppure non gli davo abbastanza fiducia perché ero molto giovane, e non ti nascondo che a volte ci rimanevo male. Dopo qualche settimana però, le cose cambiarono, la clientela si abituò a vedermi dietro il banco e io mi appassionai al lavoro.
Ho sempre avuto l’idea di portare avanti le tradizioni di famiglia, anche perché fu una promessa che feci al mio caro nonno prima di morire. Ma ero certa che per dare un aiuto concreto dovevo fare esperienze diverse, e non nel locale di famiglia. Feci due stage: uno a Villa Rospigliosi (da Atman, ristorante stellato) a Spicchio (Lamporecchio), l’altro a Castefalfi “Resort 5 stelle Castefalfi chef de range.”
Sono state certamente fondamentali per me. Mi hanno aiutato a maturare, a conoscere sfaccettature lavorative importanti ma anche a capire che erano ambienti troppo formali per me e che avevo bisogno di lavorare in un locale più familiare.”
Quindi hai preso tu in gestione il Cacio diVino?
“Si, sono tornata quest’anno e sentivo la necessità di portare le mie esperienze nella mia bella città. A Novembre c’è stata la svolta, NON un cambio di gestione, ma di generazione.
Sembra incredibile anche a me, Simone Bovani mi ha lasciato la sciabola” sorride e continua “lui e mia madre continueranno ad aiutarmi nella parte amministrativa, per il resto rimarrà tutto in mano mia. Lo staff non è cambiato: ci sono io, il nostro solito chef e una ragazza che ci aiuta in cucina.
I piatti che preparerete rimarranno gli stessi?
“Certamente, lo Chef è sempre il solito da tanti anni e la cucina manterrà la stessa tradizione che l’ha fatta grande in questi anni.”
Quali saranno le novità?
“Il logo, abbiamo fatto un restiling. Questa terza generazione doveva avere qualcosa di diverso mantenendo sempre la tradizione. E così è stato: l’omino presente in precedenza ha subito un cambiamento. E’ diventato una donna con i capelli più lunghini e il rossetto.
Esteticamente abbiamo cambiato anche gli interni e il colore delle pareti. Il locale non è più rosso ma color passa, molto più caldo e raffinato. Anche se abbiamo lasciato le tovagliette a scacchi rossi, per non dimenticare che la nostra tradizione è genuina e da osteria. Finalmente siamo riusciti a avere le divise uguali, molto carine, sempre a scacchi. Inoltre è cambiata la cantina vini, molto più ampia, scelta personalmente da me.”
Per quando è programmata l’apertura?
“Il locale aprirà domani, 7 marzo 2020. L’idea iniziale era quella di fare l’inaugurazione domenica 8 marzo, proprio per la festa della donna per rendere omaggio a questa nuova generazione in rosa ma purtroppo, a causa delle ultime direttive per il contenimento del Coronavirus, abbiamo dovuto disdire. Sarà quindi un’apertura tradizionale.”
Brava Giada, non ci resta che farti un grande in bocca al lupo e chiederti… sei felice?
“Moltissimo. Questo passo è stato molto importante per me, ma sono felice perché era tutto ciò che volevo. Sono certa che non sarà facile ma amo profondamente questo lavoro e sento che ho qualcosa da dare alla mia città, inoltre dovevo mantenere la promessa fatta al nonno. E’ stato commuovente quando dal notaio ho visto scritto nero su bianco il nome di Luciano, di Simone e il mio che si susseguivano: queste tre generazioni così diverse unite in un unico progetto. Quindi vado avanti orgogliosa ed entusiasta e…. “Speriamo che io me la cavi…”.
Questa volta sono io a sorridere, l’abbraccio, le auguro di nuovo tutto il meglio e… Ci vedremo molto presto, Azzonzo!
Sara Ferranti