Estate 1530: Firenze Repubblicana sta vivendo l’ultima fase dell’assedio spagnolo. Con la successiva resa – verrà firmata il 12 agosto di quell’anno – i Medici rientreranno in città, dopo essere stati allontanati nel 1527. Per Michelangelo Buonarroti sono mesi febbrili, alimentati dall’ansia di ritorsioni personali da parte degli stessi Signori: il grande artista aveva sostenuto il governo repubblicano, collaborando al progetto della struttura muraria che avrebbe dovuto difendere la Repubblica Fiorentina dagli stessi spagnoli.
Cosa fare? La storiografia del Maestro dell’arte italiana indica come, per un intero trimestre, Michelangelo sia scomparso dalle “cronache ufficiali”: assenti lettere o altre tracce legate a quella complessa fase, almeno tra i documenti pubblici.
L’artista, in realtà, neppure in quel periodo abbandonò la pratica del disegno: semplicemente, operò in gran segreto, con mezzi limitatissimi, sempre restando nel cuore di Firenze.
L’autore degli affreschi della Cappella Sistina si nascose infatti in una piccola “stanza segreta” all’interno delle Cappelle Medicee: appena 20 metri quadri, sotto la Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo.
Sulle pareti di questo vano, illuminato con la fioca luce delle candele, Michelangelo attese che il suo destino si compisse, facendo quanto gli era più proprio: disegnando. Al carboncino fissò sulla superficie muraria di quell’angusto rifugio studi di piedi, braccia, gambe, volti femminili, corpi intenti in torsioni, persino la testa del Laocoonte.
Con il ritorno dei Medici e la “grazia” ottenuta attraverso il perdono di Clemente VII, Michelangelo torna a operare per la nobile famiglia, non prima però di aver cancellato le tracce di quella “prigionia forzata”: quei disegni murali vengono celati da uno strato di biacca, per poi essere riportati alla luce secoli dopo, nel novembre 1975.
Nel periodo in cui era direttore delle Cappelle Medicee Paolo del Poggetto avvenne la scoperta, in seguito ai lavori preliminari per la creazione di un’uscita di sicurezza per l’importante monumento.
Solo qualche anno fa, in occasione del 450esimo anniversario della morte dell’artista, questo patrimonio – che non ha mancato di alimentare il dibattito a livello di attribuzione tra gli storici – è stato digitalizzato e reso fruibile attraverso postazioni multimediali.
Il sogno di penetrare in questa angusta stanza, consentendo dunque una visione diretta dei “disegni segreti” di Michelangelo, potrebbe tuttavia non essere così lontano dal concretizzarsi.
A partire dal 2020, stando al proposito di Paola D’Agostino – direttrice del Museo del Bargello, istituzione dalla quale dipendono le Cappelle – anche quello spazio dovrebbe divenire parte del percorso di visita. Dopo l’annuncio di un concorso internazionale di architettura per la progettazione di una nuova uscita proprio per le Cappelle Medicee e i restauri in corso, il monumentale sito di sepoltura dei Medici si appresta dunque a regalare altre “sorprese” nei prossimi anni.