Era il 1770 — o giù di lì — quando Jean Bouchard e Joseph Gravier, due librai ed editori originari del brianzonese, regione alpina della Francia sudorientale, proposero al medico Giorgio Bonelli la direzione scientifica di una ambiziosa e mastodontica opera: un catalogo delle piante presenti nell’Orto Botanico di Roma.
Come racconta Lorenzo Mancini in un breve saggio pubblicato in La Bibliofilía, Bouchard era arrivato a Roma intorno al 1740, ritagliandosi quasi immediatamente un ruolo di primo piano con la sua Bottega de’ Libri Francesi d’Immagini de Santi, e di bellissime Carte Stampate, situata in via del Corso.
Bouchard e il conterraneo Gravier — che cominciò come ragazzo di bottega e poi diventò socio — in veste di editori si specializzarono soprattutto in libri illustrati (diedero alle stampe anche diverse opere di Piranesi).
In quel periodo l’Orto Botanico di Roma era, come oggi, nel parco di Villa Corsini, ma situato nei pressi della Fontana dell’Acqua Paola, su poco più di un ettaro di terreno che il papa Alessandro VII aveva donato all’Università nel 1660.
Ricevuto l’incarico, Bonelli, che era anche docente di medicina e appassionato di botanica, si occupò dell’introduzione e della cura dell’opera. Il compito di selezionare i campioni dai quali sarebbero poi nate le illustrazioni fu invece affidato a Liberato Sabbati, farmacista che all’epoca dirigeva l’Orto Botanico.
Il primo volume dell’Hortus Romanus Juxta Systema Tournefortianum uscì nel 1772. Le tavole illustrate erano principalmente opera di Cesare Ubertini ma alcune delle incisioni furono eseguite da Magdalena Bouchard, figlia di Jean, l’editore.
Si trattava di un lavoro enorme ma che non venne accolto bene da tutti, principalmente perché Sabbati e Bonelli scelsero un sistema di classificazione già “vecchio” al momento dell’uscita dell’opera, quello di Tournefort, invece del più moderno sistema linneiano.
Quello fu solo il primo di otto volumi che vennero pubblicati fino al 1793, ma l’unico al quale partecipò Bonelli, che poi, per motivi non chiari, si ritirò dall’intera operazione.
Esemplari dell’Hortus Romanus sono oggi conservati nei musei e nelle biblioteche di tutto il mondo, alcuni dei quali anche digitalizzati.
Il sito rawpixel ha messo online quasi 60 tavole, migliorate nella resa cromatica e liberamente scaricabili (previa iscrizione gratuita al sito) anche in alta risoluzione.
Fonte: www.frizzifrizzi.it