” Alla stazione di Bologna non si perde neanche un bambino…” recitava Lucio Dalla.
Beh dipende! Diciamo che anche il perdersi può avere molte sfumature, e richiede (vi assicuro che è così) un certo tempo e pratica.
A me, in realtà, è capitato di perdermi molte volte, tra cui anche alla stazione di Bologna durante una trasferta per una formazione con destinazione Rimini.
La “vecchia signora” era la tappa del cambio, quindi scesi dal mio treno e andai verso il binario che mi avrebbe portata in riviera.
Naturalmente avevo già i biglietti con su scritto l’orario della coincidenza e il binario verso cui dirigermi.
Avevo a disposizione 20 minuti per eseguire l’operazione ma, conoscendomi, avevo il dubbio che per me fossero un po’ troppo precisi…
Mi feci coraggio, respirai, presi la scala che dirigeva nel punto in cui si diramano tutte le vie per i diversi binari.
Ero concentrata e mentre scendevo i gradini iniziai a cercare con lo sguardo i numeri dei binari per trovare il mio.
Arrivai in fondo e ancora non l’avevo individuato.
Mi fermai al centro del l’incrocio molto spaesata.
A quel punto arrivò l’ansia. Respirai e iniziai a girare su me stessa per vedere se mi fosse sfuggito l’indicazione. Vidi il numero del binario ma non la lettera. Feci qualche passo avanti. Respirai ancora, sapevo benissimo che chi possiede la “vista dietro” (come me) ha bisogno di più tempo per poter mettere a fuoco e comprendere tutti i particolari e mi resi conto che più osservavo le cose, più mi confondevano sulla via da scegliere. Nello stesso tempo fui presa da una sensazione di pace e di gioia inspiegabili, e in quel momento mi resi conto di quante strade possibili si possono prendere in una stazione e quanti treni ci sono che portano a destinazioni diverse. In fondo questa visione, altro non è che, una metafora della vita perchè c’è sempre una via d’uscita anche nei momenti più bui e pieni di incognite e di dubbi.
Gli individui che hanno il senso della “vista dietro” molto spiccato, si lasciano abbagliare da ciò che sentono e quindi vedono dentro di loro (la vista, in alcuni momenti, può essere che sia il senso che utilizzi per pensare).
Presa da queste immagini verso infinite destinazioni, mi rilassai e mi sorpresi molto quando mi sentì toccare un braccio da qualcuno. Era il controllore che aveva vidimato il mio biglietto e mi chiedeva, con molta gentilezza, di seguirlo perché lui sapeva bene dove dovevo dirigermi.
In verità, ancora oggi, ogni volta che ci penso, non ricordo di aver visto dove l’indicazione di quel famoso binario, ma ho capito che quando ti lasci andare, ti apri all’universo che in un modo o nell’altro ti arriva in soccorso, indicandoti la via illuminata.
Alla prossima puntata, intanto vi invito a percorrere la strada e a lasciarvi stupire dall’ignoto!
Ilaria Vannucci